Affinché le abitudini cambino è necessario credere nella possibilità di cambiamento.
La parola d’ordine è crederci. Sentire che questo è veramente il momento giusto. Ed è proprio questa fiducia che consente il consolidamento delle nuove routine sostitutive delle abitudini malsane.
Chi ci segue sa che abbiamo esposto più volte il concetto che non si può semplicemente eliminare un’abitudine e non esiste nemmeno una facile procedura che dia garanzie di successo in tutti i casi: la difficoltà sta proprio nel trovare un percorso adatto per ogni specifica esigenza di benessere.
Non puoi semplicemente ordinare al tuo cervello: cambia!
Non funziona così.
Abbiamo anche già parlato delle abitudini chiave, ovvero quelle che se cambiate, innescano una reazione a catena che porta a modificare altre abitudini.
Bisogna quindi innanzitutto identificare queste abitudini chiave e le priorità centrali che da sole sono in grado di modificare, eliminare e riconfigurare altri modelli: piuttosto che prendere decisioni, rispondiamo a certi segnali con altrettante routine automatiche allo scopo di ottenere specifiche gratificazioni. Quindi non stiamo effettivamente pensando.
L’esempio pratico è un minimo allenamento fisico che può facilmente divenire un’abitudine, anche se non viene praticato molto spesso; proprio da questa nuova routine sostitutiva della assoluta inattività, iniziano a cambiare anche altri modelli comportamentali, senza accorgersene. Ci si orienterà verso una migliore alimentazione, un miglior rendimento lavorativo, miglior umore e un minor grado di stress.
Le abitudini chiave coincidono con i piccoli traguardi e contribuiscono al rafforzamento di altre abitudini con la creazione di nuova struttura: è un contagio. Modificando o coltivando le abitudini chiave, è così possibile provocare cambiamenti pervasivi. Tuttavia, identificare le abitudini chiave è complicato perché per trovarle bisogna sapere dove guardare, cercando determinate caratteristiche.
Perché da soli si fallisce?
Atro fondamentale protagonista in tutto questo è ovviamente la forza di volontà: attenzione però a non pretendere troppo, tutto e subito. È inutile punirsi con frustranti e ipervincolanti obiettivi: la forza di volontà è una risorsa limitata.
È molto difficile, soprattutto da soli e senza confronto, tenere costantemente un livello alto di autodisciplina. Inoltre, il cambiamento ci sembra vero solo quando riusciamo a vederlo negli occhi di un’altra persona.
È per questo che gli obiettivi devono essere abbordabili, molto dettagliati, connessi sequenzialmente in un percorso a piccole tappe e soprattutto condivisi.
E questo è uno dei tanti percorsi che si possono intraprendere con l’aiuto del Counseling Psicobiologico, nel quale, una volta individuatolo, si deve partire proprio da un primo piccolo obiettivo e dichiararlo al Counselor. Questi, con complicità e supporto, sarà la guida nel percorso e ad ogni tappa fornirà un opportuno feedback di verifica.
Ciascun piccolo successivo traguardo, quando raggiunto, viene così trasformato in uno stimolo mentale a favorire il raggiungimento dello step successivo, senza timori e con la possibilità di contare sul giusto aiuto per superare gli inevitabili momenti di stallo che non saranno più fatali. Il Counseling Psicobiologico non costituisce però una delega: all’esito del percorso rimarrai il protagonista indiscusso del tuo cambiamento.
Dott.ssa Jasmine Lara Bettinelli Counselor Psicobiologico
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